“Quando la musica oltrepassa ogni barriera”: questo lo slogan dell’evento “Anche mia è la città”, organizzato a Messina, dalla Comunità Foulard Bianchi dell’A.G.E.S.C.I. Sicilia, in occasione della XXII Giornata Mondiale del Malato. Uno slogan decisamente azzeccato, perché è proprio ciò che è accaduto nei locali del Centro Multiculturale Officina durante il magico concerto della band de “I Ladri di carrozzelle”: nessuna barriera tra il palco ed il pubblico; nessuna barriera tra un cantante in carrozzina e la gente in festa; nessuna barriera tra un musicista autistico e gli spettatori entusiasti.
Ad applaudire questi ragazzi sono accorsi in moltissimi, soprattutto giovani, e la serata è trascorsa all’insegna della gioia, dei sorrisi e del divertimento. La scaletta proposta, oltre ad alcune cover, comprendeva canzoni scelte tra i pezzi della discografia del gruppo: canzoni i cui testi, connotati da una forte autoironia e da riferimenti alle storie personali dei “Ladri”, spingevano inevitabilmente l’ascoltatore ad una riflessione sul tema della disabilità.
La bravura di questi ragazzi è stata notevole, tanto che, se un componente del gruppo non avesse presentato i suoi compagni uno ad uno, con tanto di rispettive patologie – quasi fossero il loro biglietto da visita – nessuno, entrando in quella sala, avrebbe potuto accorgersi che quelli sul palco fossero ragazzi “diversi”. Ed uso questo termine non a caso e non perché ritengo sia quello corretto. Lo uso perché è il termine che, solitamente, viene usato come appellativo per le persone che possiedono delle disabilità. E la domanda, che è anche il titolo di una delle canzoni dei Ladri di carrozzelle, sorge spontanea: “Diversi da chi?”.
Quello della disabilità è sempre un tema scottante, che oggi più che mai dovrebbe trovare i dovuti spazi nella nostra società, soprattutto nei luoghi deputati alla formazione dei giovani. Molto significativo, a tal proposito, è stato l’aneddoto raccontato da uno dei chitarristi durante il concerto: nel ringraziare gli organizzatori per aver provveduto a far montare una pedana che consentisse di salire sul palco con le carrozzelle, ha spiegato che, il più delle volte, questa stessa accortezza non c’è da parte di chi invita il gruppo per serate sul tema della disabilità! Il che sembra a dir poco paradossale ed è sintomatico del fatto che forse l’attenzione è un po’ scarsa, anche da parte di chi si impegna a suscitare l’interesse per questi temi delicati.
Se ancora si parla di barriere architettoniche e, specialmente, culturali rispetto ai disabili; se si discute su quale sia il termine giusto tra i vari: disabile, diversamente abile, invalido; se non si comprende che prima di tutto c’è la persona e che il fatto che quella persona abbia delle disabilità è un dato reale che viene “dopo”; se è vero tutto questo, allora ben vengano serate come questa da poco trascorsa. Sono queste le occasioni in cui, con molta semplicità, si può educare alla sensibilità verso un mondo che spesso è percepito come qualcosa di lontano e diverso, ma che, al contrario, fa parte integrante della nostra vita. Sono queste le occasioni in cui si può comprendere quanto sia necessario avere un approccio sereno e chiaro con la disabilità anche soltanto cantando Valerio-tigre mentre lui (Valerio) mima, con la maschera adatta, le movenze del più famoso cartone animato.
Elisa Siracusa