Editoriale su Baden-Powell (OP)

Da «Orientamenti Pedagogici» Vol. 54, numero 6 (novembre/dicembre 2007)

Editoriale

Editoriale

Preoccupatevi di lasciare questo mondo migliore di come lo avete trovato (R. Baden-Powell).

Il 2007 è stato un anno speciale: gli scout di tutto il mondo hanno festeggiato il centenario della fondazione del loro movimento. Era il 31 luglio 1907 quando il generale inglese Robert Baden-Powell (1857-1941), tornando dai suoi incarichi in India e in Sud Africa e, rimanendo sorpreso da quanta gioventù sbandata vagasse per le strade di Londra, decise di effettuare, nell’isoletta di Brownsea, il primo campo scout della storia. Scelse venti ragazzi, metà provenienti dal più aristocratico collegio inglese, e metà provenienti dai ceti più poveri della città. Li addestrò per una decina di giorni, applicando il concetto base del suo metodo: attribuire a ciascuno una ben distinta responsabilità. A sorpresa, l’armonia fu perfetta.

Con la data simbolica del 1° agosto 2007 lo scautismo ha voluto ricordare la nascita di questa grande realtà mondiale che, pressoché unica in campo giovanile, ha carattere interrazziale, interculturale, interreligioso. Ciò ha permesso, in questi cento anni, di veder crescere nelle sue fila più di 400 milioni di donne e di uomini e di annoverare oggi fra i suoi aderenti circa 40 milioni di bambini, ragazzi e giovani in 250 Paesi del mondo.

Baden-Powell non aveva, come non l’avevano i ragazzi, alcuna consapevolezza di star gettando il seme di un nuovo movimento. Intendeva soltanto sperimentare alcune idee, alcune tecniche, per vedere se nella pratica potevano funzionare con i ragazzi, come idee e tecniche analoghe da lui promosse avevano funzionato con i soldati. Ma presto i ragazzi si sarebbero messi da soli a giocare agli scout e lo avrebbero costretto a fondare, su quelle sue idee, un movimento.

Si tratta di un movimento che, occupandosi del tempo libero dei ragazzi e dei giovani mediante l’individuazione di una proposta di vita semplice ma assai coinvolgente e di una metodologia adeguata alle diverse età, ha dato luogo a migliaia di associazioni nel mondo intero.

La forza dello scautismo consiste nella capacità di trovare l’opportunità giusta che muova l’interesse dei ragazzi. Vista così, diventa un’arte proporzionale alla padronanza del metodo e fondata su uno stile particolare di relazionarsi ai ragazzi, rendendoli protagonisti della loro crescita.
Non si tratta dunque di una celebrazione, ma di un’autentica occasione di approfondimento del ruolo dell’educazione nella società odierna. È necessario quindi continuare a esplorare il vasto mondo dei giovani nei suoi aspetti rilevanti per l’educazione, al fine di verificare meglio la validità pedagogica degli strumenti di cui ci si serve, di valutare l’adeguatezza degli ambienti educativi e, soprattutto, di consolidare l’attenzione al futuro che è caratteristica in quanti si dedicano all’educazione.

L’impegno educativo, sia esso realizzato attraverso i canali tradizionali della famiglia e della scuola o attraverso diverse forme di associazionismo, deve diventare una priorità che permetta di far crescere bambini, ragazzi e giovani come buoni cittadini, capaci di costruire un mondo migliore di quello che hanno trovato, di trovare il 5% di buono che c’è in ognuno, di proseguire anche da adulti su un cammino personale di autoeducazione.

Nella pedagogia scout la crescita non è vista come un processo esclusivamente personale: è piuttosto un cammino che si svolge nell’ambito di un contesto in cui tutte le esperienze contribui-scono alla formazione della persona. In tale contesto risulta fondamentale la relazione tra capo (educatore) e ragazzo. Essa richiede da parte del capo una serie di attenzioni educative, che comprendono l’ascolto, l’osservazione, la pazienza, la fiducia. Lo sforzo principale cui sono chiamati i capi scout è quello di fornire ai propri ragazzi, singolarmente presi, una proposta di crescita globale, che non trascuri cioè nessuno dei famosi quattro punti di Baden-Powell (formazione del carattere, salute e forza fisica, abilità manuale, servizio del prossimo).

Nel metodo scout la crescita dei ragazzi si ottiene mediante un giusto equilibrio fra esperienze, attività svolte (che accrescono il senso di competenza) e attenzione individuale, conoscenza, ascolto, cammino discusso, progettato, vissuto e verificato assieme al capo e alla comunità.

«L’intero scopo del nostro scautismo è di entrare in contatto con l’animo del ragazzo, nell’età in cui è più ardente di entusiasmo, di modellarlo nella giusta forma, incoraggiandolo a sviluppare la propria personalità, in modo che egli sappia educarsi da sé a diventare un uomo retto e un valido cittadino per il suo Paese» (R. Baden-Powell, Il libro dei capi, Roma, Nuova Fiordaliso, 2003, p. 108).

 Secondo Baden-Powell il segreto del successo educativo consiste nell’accettare il mondo dei ragazzi, con la capacità di adottare il loro punto di vista. Il capo deve «spogliarsi» della propria mentalità e dei propri gusti di adulto per comprendere e fare propri quelli tipici dei ragazzi che intende educare.
Baden-Powell considera l’educazione, nel suo aspetto più concreto, come l’invito rivolto al ragazzo a esplorare l’ambiente, naturale e umano, in modo che sia lui stesso a cogliere le caratteristiche e gli insegnamenti principali, come lo stesso termine «scautismo», che in sostanza significa «arte dell’esplorazione», sta a dimostrare.

È chiaro così che il processo educativo deve essere inteso in senso progressivo; infatti tutto ciò che nelle varie tappe dello scautismo il ragazzo è invitato a esplorare si presenta con differenze assai notevoli: dall’esplorazione del mondo fantastico della giungla e del mondo concreto della natura fino al campo vasto e complesso della vita e delle realizzazioni dell’uomo.
Uno degli aspetti dello scautismo, sempre unito alla visione positiva dell’uomo, è una forte tensione ideale che deve essere presente nell’educatore, ma che è proposta con chiarezza anche a chi viene educato.
Le parole di Baden-Powell, rivolte direttamente ai ragazzi, esprimono questo concetto «positivo» che spinge a immaginare un futuro positivo e a responsabilizzare in prima persona verso un ideale valoriale alto e impegnativo.
«Credo che il Signore ci abbia messo in questo mondo meraviglioso per essere felici e godere la vita. La felicità non dipende né dalle ricchezze, né dal successo, né dalla carriera, né dal cedere alle nostre voglie. Un passo verso la felicità lo farete conquistandovi salute e robustezza finché siete ragazzi, per poter essere utili e godere la vita pienamente una volta fatti uomini. […] Ma il vero modo di essere felici è quello di procurare la felicità agli altri. Cercate di lasciare questo mondo migliore di come l’avete trovato» (R. Baden-Powell, L’ultimo messaggio di B.-P. agli Esploratori, cit. in R. Baden-Powell, Scautismo per ragazzi, Roma, Nuova Fiordaliso, 2006, pp. 356-357).
Personalmente (una volta scout, scout per sempre) credo che lo scoutismo continuerà a camminare bene anche nel futuro: è forse oggi il tempo di controllare con più frequenza e con molta attenzione la bussola.
Buona strada scoutismo, buona strada a tutti noi!

Zbigniew Formella

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