Quella del fallimento, che in modi diversi può riguardare sia gli operatori sia i destinatari degli interventi, è considerata spesso solo come un’esperienza negativa. E capita che, per difendersene, la si neghi o se ne prendano le distanze. Diverso sarebbe se, a partire da una costruzione condivisa delle ipotesi e degli obiettivi dei percorsi da attuare e degli esiti attesi, si arrivasse a considerare il fallimento anche come un utile strumento di lavoro. “Se il fallimento è anche uno strumento di lavoro Verso una elaborazione dialogica degli esiti negativi” – Lorenzo Fronte Animazione Sociale, Gruppo Abele, marzo 2008 (disponibile presso questo Centro Studi).
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